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Visualizzazione dei post da giugno, 2021

Coltiviamo sogni

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  di Rossella Malerba   La risposta alla domanda “chi siamo?” non può che essere data in forma di narrazione, di un racconto capace di integrare nella sua struttura ciò che pensiamo ci definisca in maniera univoca: i nostri valori, le nostre capacità, la nostra storia passata, i nostri successi, gli sbagli e le mancanze. Sembra impossibile che un tempo, neanche troppo lontano, la vita dei nostri nonni fosse scandita nient’altro che dalla luce del sole. A noi questa vita ci ha sempre affascinato, abbiamo sempre avuto l’indole del selvaggio.   Noi siamo contadini e ci siamo presi carico di dare vita a generazioni di contadini. Avete letto bene contadini, oggi più forti delle moderne tecnologie più attenti e pronti a soddisfare il mercato, ma sempre orgogliosamente contadini. Il contadino lavora per la qualità del prodotto, non guarda l’orologio e non conosce le ferie. Il suo tempo è dettato dal sole e dalle stagioni il profitto è solo una mera conseguenza e non l’obiettivo

San Sosti e Torino: crescere tra due opposte realtà

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  di Lia Diodato ‘a grancascia!... evocativo per me anche se in realtà non ho un ricordo preciso di questo strumento nel mio borgo natio, il bel borgo natio al quale resto indissolubilmente legata. La casa di mia nonna, dove sono nata. Via Diaz. Vivo a Torino, una città dai colori di note, una città volta al sociale. La prima capitale. Ho sempre detto da giovane, e ancora oggi, che ho avuto una gran fortuna a crescere tra due opposte realtà: nord e sud. In questa dicotomia ho saputo scegliere l’abito con cui crescere per piacermi. E anche piacere. Molti anni fa Torino era una città apparentemente chiusa, dedita al lavoro industriale, poco al terziario. Locali per passare la serata con amici. San Sosti mi regalava la libertà delle risate delle serate passate al “muretto” ascoltando “fattarieddri” e barzellette. Mi regalava “lo stare insieme”, senza locali, auto, discoteche. Mi regalava “‘u fucularu”. Mi regalava la semplicità. Solo i rapporti umani vissuti al freddo e al cal

Una fiera cittadina di San Sosti

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di Valentina Cundari  Ogni persona, una storia personale di vita. Sono Valentina Cundari, fiera cittadina sansostese, avvocato nel libero foro con studio in Cosenza e San Sosti, nonché consulente esterno dell'Avvocatura della Regione Calabria. Una vita improntata alla legalità ed alla formazione giudiziaria che mi hanno vista lavorare negli uffici giudiziari territoriali, nonché presso la Procura della Repubblica presso la Corte d'appello di Catanzaro. Uno spiccato amore per la pubblica amministrazione, ha fatto di me un avvocato prevalentemente amministrativista e di contrasto ai reati nella pubblica amministrazione. Un amore profuso anche attraverso il mio mandato elettivo come Consigliere Comunale che, nonostante la mia attuale dimora presso il Comune di Corigliano-Rossano - del quale ho avuto l'onore di seguire legalmente il processo di fusione delle due città - non mi ha tenuto lontana dal mio paese di origine, appunto San Sosti. Un paese a misura d'uomo, nel quale

Un malvitano compagno di d'Annunzio

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Francesco La Costa (terzo da sinistra) e Gabriele d'Annunzio con il mento appoggiato al braccio    Di Felice Arcidiacone   I Baroni La Costa hanno rappresentato per secoli una delle famiglie più importanti della Valle dell’Esaro.  A metà ottocento la famiglia arrivò a possedere più di settemila ettari di terreno. Di fatto era proprietaria di un immenso territorio.  Da essa dipese la vita economica e sociale di Malvito.  La Costa e d'Annunzio: risultati della prova di Francese Nel 1876 don Ludovico La Costa, che aveva sposato nel 1863 Teresa Toscano, figlia di uno dei più ricchi latifondisti di Cassano allo Jonio, per rinverdire i fasti della famiglia, che aveva avuto nei secoli tra i suoi rappresentanti avvocati, medici, sacerdoti e farmacisti, mandò il primogenito Francesco a studiare al collegio “Cicognini” di Prato, una sorta di “college” per pochi fortunati dove ebbe come compagno di studi Gabriele d’Annunzio.  l fatto era da sempre conosciuto in famiglia, ma il ritro

L'anima di San Sosti

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  di Antonietta Cucciolillo Quando penso al mio paese San Sosti, in me riaffiorano una moltitudine di immagini. San Sosti è per me un meraviglioso arcobaleno che tinge il cielo dopo una giornata di pioggia, San Sosti è l’azzurro del manto Immacolato della Madonna del Pettoruto che avvolge con la Sua grazia, San Sosti è il giallo del sole che irradia e riscalda i cuori dal torpore del lungo inverno, San Sosti è il marrone delle vette montuose che si innalzano quasi a toccare le nuvole e gli astri celesti, San Sosti è la purezza dell’acqua che attraversa il territorio e la sua natura, San Sosti è la freschezza del vento che accarezza il tuo viso e ti sposta i capelli, San Sosti è il verde degli alberi, delle piante, dei prati, delle sue bellezze paesaggistiche, è il verde della speranza per un futuro migliore.   San Sosti è il convito dove c’è pur sempre da aggiungere un posto a tavola, è la gioia di condividere un sorriso e un bicchiere di vino appena stillato, è l’

Da San Sosti a Cosenza per un lavoro carico di responsabilità e di prestigio

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  Di Michelina Calonico   “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita” (Confucio) … io aggiungo… lavora nel posto che scegli e lavorerai con lo spirito da vacanziero. In queste poche righe è contenuto l’amore per il lavoro che ho scelto e del luogo dove ho deciso di esercitarlo.   Sono direttore al Tribunale Ordinario di Cosenza, responsabile del settore civile/amministrativo contabile.         Ricopro un ruolo che mi offre l’opportunità di crescere professionalmente, di arricchirmi di nuove conoscenze ed esperienze di vita vissuta.   Si spazia dalla tutela delle figure fragili ( minori,   orfani, interdetti, profughi, vittime di soprusi e di conflitti) alla rieducazione e recupero di individui che fanno dell’illegalità la loro ragione di vita. Organizzo l’attività amministrativa di supporto alla funzione giurisdizionale e coordino risorse umane e strumentali al fine di ottenere la migliore gestione del servizio Giustizia. Cerco

Pezzi di cuore

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  di Laura Di Giovanni  Ognuno di noi ha lasciato dei pezzi di cuore da qualche parte, lontano o vicino. Io ne ho lasciati tanti e quasi tutti in un luogo, nel mio paese forse principalmente ai piedi di una grande quercia dove la mia cara mamma mi raccontava di avermi concepita in una calda giornata di Ferragosto. Poi la giostra gira e ti ritrovi a nascere in un altro luogo, nel mio caso a Pinerolo in provincia di Torino, dove i miei genitori avevano trovato lavoro e poi, negli anni, a mettere radici in un altro luogo per realizzare l’agognato futuro e, nella stessa condizione di molti, ti allontani dai tuoi pezzi di cuore. Sono diciassette anni che vivo a Roma ed il tempo “di vivere” ha preso il sopravvento sui ricordi, sui profumi, su quella brezza di vento che ti sfiora la pelle, ogni volta che imbocco la strada del nostro amato Santuario. Non è malinconia quella che vi descrivo ma sono pezzi di cuore…qualcosa che si stacca da te per rimanere custodito da qualche parte continu

Il monito delle pandemie

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  La Cinta del 1994 (ph Aragona Alessandro) di Elisa Spinelli    Nel 1966, mio padre, Benito Spinelli, pubblicò un libro riguardante le origini del Santuario della Santissima Immagine della Madonna del Pettoruto che sorge nel comune di San Sosti, un libro intitolato: “Il Pettoruto, religione e folklore". Nel suo testo, oltre a testimoniare le vicende inerenti ai miracolosi avvenimenti succedutesi nei secoli, egli ha descritto quelle che sono le tradizioni di quel territorio legate a un siffatto prodigio. Di particolare interesse sono i canti in vernacolo.     Tramite quel libro, mol te persone vennero a conoscenza di quella storia affascinante e piena di retroscena, così avvincente nel suo manifestarsi . Il Vescovo di allora, Monsignor Rinaldi, si congratulò con lui per la dedizione profusa, per l’attenta ricerca e redazione. Dopo la sua morte molti fotocopiarono il suo libro, mentre alcuni autori si avvalsero della sua opera integrandone il contenuto.   Tre anni fa, dop

Una lezione di vita e di speranza

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  di Antonio Leporace  Ho accettato volentieri l’invito, e lo ringrazio, dell’amico prof.   Francesco Capalbo di raccontare il mio rapporto con San Sosti. È un’occasione per ribadire il mio forte legame con quello che ritengo il mio paese dove vivono i miei amici e i miei ricordi più cari. Purtroppo i ricordi non sono tutti felici e mi hanno “costretto “ad una scelta che potesse superare i momenti difficili della mia vita. Oggi vivo a Cosenza dove lavoro dal 2007 presso l’Azienda Sanitaria Provinciale nel Servizio di Prevenzione e Protezione che si occupa della sicurezza sui luoghi di lavoro. In passato ho lavorato all’ufficio tecnico occupandomi della gestione dei servizi di progettazione e manutenzione delle strutture aziendali. In campo professionale posso dire di aver raggiunto buoni risultati limitati purtroppo dal mio stato di salute. Nonostante la mia malattia, non ho voluto mai mollare, per insegnare alle mie figlie che nella vita bisogna lottare e non arrendersi mai.

San Sosti: una inedita collaborazione

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  di Angelo Martucci Raggiunto un protocollo d'intesa tra il Museo Egizio di Torino e il museo "Artemis" dei 56 comuni del Parco Nazionale del Pollino con sede a San Sosti. Di seguito al rapporto di collaborazione avviato nel periodo pre-pandemico tra il museo sansostese e quello torinese (tra i più famosi al mondo), il museo Egizio ha deciso di concedere in prestito temporaneo al Museo Artemis una campionatura di reperti risalenti al periodo compreso tra la XVIII e la XIX dinastia, periodo storico in cui regnarono grandi faraoni come Tutankhamon, il Re-bambino e Ramses II. San Sosti: museo "Artemis" ph Pieruccio Balestra Tra i preziosissimi reperti concessi in prestito sarà esposto il sarcofago in marmo finemente decorato del faraone Merenptah risalente al 1202 a.C. In vista dell'evento il Museo sansostese è in procinto di avviare i lavori, finanziati dall’Ente Parco, per la creazione del cavò di sicurezza (ambiente blindato) dove conservare i prezio

Cara San Sosti

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  di Greta Calonico Cara San Sosti ,  oggi voglio parlare della mia vita da studentessa fuorisede, iniziata a settembre del 2019. Sai, ho sempre provato un forte amore per te, ma allo stesso tempo un forte desiderio di mettermi in gioco, che mi ha spinta a lasciarti, dopo il liceo, per proseguire gli studi universitari in un’altra città. Una città che, da piccola, mi ha sempre affascinata, e ogni anno in cui tornavo a farle visita, realizzavo sempre più che il mio sogno sarebbe stato proprio vivere qui, a Roma, la città eterna. Ricordo perfettamente il giorno in cui mi sono trasferita, era un mix di ansia e timore, misto ad adrenalina e voglia di diventare grande. Portavo con me grandi valigie piene di vestiti, ma anche di preoccupazioni, come la paura di stare da sola, di non riuscire a costruire dei solidi rapporti di amicizia, di non superare la prova con me stessa e tornare indietro sconfitta. Tutte queste paure sono svanite il giorno in cui ho iniziato a frequentare la facoltà di

Il Ricordo e la Speranza

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  di don Ciro Favaro Cari giovani sansostesi, l'improvvisa scomparsa del caro Piermaria Oliva ha addolorato anche, e soprattutto, i vostri animi.  E' stata una persona ricca di grande umanità.  Ha saputo accettare e vivere la sofferenza con riservatezza e dignità.  Tutti voi avete apprezzato la sua magnanimità e la sua calorosa e silente accoglienza.  Dal cielo, ora, è vicino a tutti voi. Prega per voi e vi aiuta a vivere con la gioia e la vivacità di pensiero che vi appartengono. Piermaria capì che la sofferenza e il sacrificio fanno parte della vita e sono indispensabili per diventare adulti e si aprì a gesti di dedizione al prossimo nell'assoluta discrezione. Se volete essere felici e guarire da ciò che vi affligge apritevi a gesti di amore. L'amore verso gli altri, in modo particolare, verso i bisognosi vi farà maturare e vi indurrà a mettere a disposizione ciò che siete e ciò che possedete a servizio del prossimo. "Non lasciatevi mai rubare la speranza",

Un blog per abbattere le distanze

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  di Francesco Capalbo “A grancascia” è uno strumento musicale povero che appartiene alla tradizione musicale di San Sosti. È una scatola di legno che ha la forma di un trapezio. Al suo interno custodisce un marchingegno dentato che azionato da una manopola batte contro altri pezzi di legno, producendo un suono ipnotico e coinvolgente. Per molto tempo il ritmo della “grancascia” ha rappresentato la colonna sonora della nostra popolazione. Per suonare questo strumento non era necessaria alcuna perizia musicale, occorreva solo una discreta abilità manuale, misurata dalla durata e dal ritmo del rullio. Fino ai primi anni sessanta in paese c’erano decine di “grancascie” di varie forme e dimensioni e diverse erano le persone in grado di suonarle. Esse venivano costruite nei vari laboratori di falegnameria e rappresentavano il primo banco di prova per quanti andavano “a bottega” e intendevano imparare l’arte del legno. La “grancascia” più di ogni altro oggetto è stata per noi sansostesi un