Da San Sosti a Cosenza per un lavoro carico di responsabilità e di prestigio
Di Michelina Calonico
“Scegli il lavoro che ami e non
lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita” (Confucio)
… io aggiungo… lavora nel posto
che scegli e lavorerai con lo spirito da vacanziero.
In queste poche righe è contenuto
l’amore per il lavoro che ho scelto e del luogo dove ho deciso di esercitarlo.
Sono direttore al Tribunale Ordinario di Cosenza, responsabile del settore civile/amministrativo contabile.
Ricopro un ruolo che mi offre
l’opportunità di crescere professionalmente, di arricchirmi di nuove conoscenze
ed esperienze di vita vissuta.
Si spazia dalla tutela delle figure fragili (
minori, orfani, interdetti, profughi,
vittime di soprusi e di conflitti) alla rieducazione e recupero di individui
che fanno dell’illegalità la loro ragione di vita. Organizzo l’attività
amministrativa di supporto alla funzione giurisdizionale e coordino risorse
umane e strumentali al fine di ottenere la migliore gestione del servizio
Giustizia. Cerco di capire competenze e professionalità per veicolarle verso migliori
risultati.
Questo servizio svolto a Cosenza, città nella
quale ho deciso di vivere da qualche anno, assume significato nel contesto
della mia vita. Sono arrivata a Cosenza dopo aver lavorato e vissuto in altre
città, nel 2002, seppure da pendolare, con l’incarico di dirigere l’allora
Sezione Distaccata di Tribunale in San Marco Argentano.
Solo nel 2013, con la contestata revisione
della geografia giudiziaria, e la conseguenziale chiusura dei Tribunali
piccoli, mi sono trasferita a Cosenza sia per la necessità di vivere vicino il
posto lavoro (orari incompatibili con le esigenze di viaggio) sia per offrire a
mia figlia l’opportunità di vivere vicino il liceo al quale si era iscritta e,
in una città che, sicuramente, le avrebbe offerto maggiori opportunità di
crescita personale.
Cosenza è una città che accoglie e che
consente di coniugare l’amore per le proprie origini e per i legami affettivi,
con il ruolo professionale e sociale per il quale si sono affrontati tanti
sacrifici nella vita.
Per me Cosenza rappresenta l’opportunità di
essere sì direttore del Tribunale ma soprattutto essere madre, moglie, figlia e sorella con
continuità di legami e di sinergia affettiva.
La mia famiglia, che essenzialmente è tutta la
mia vita, vive a San Sosti, paese che custodisce affetti, storia, sogni e
progetti realizzati. Cosenza d’altro canto, è la città che mi consente di
promuoverlo in ogni momento della giornata.
Non perdo occasione di sottolineare, nel
contesto lavorativo e sociale cosentino, la mia appartenenza a San Sosti,
decantarne le tradizioni e le bellezze ambientali e culturali. Anche in questo
Cosenza è una città che accoglie, si incuriosisce, si muove, imita, importa
valori e tradizioni.
Cosenza è la longa manu di San Sosti riguardo
opportunità, offerte lavorative e ricreative, quell’affetto adottivo che ti
accoglie preservando i tuoi valori, i tuoi principi, la tua formazione e
collocandoti nel giusto ruolo professionale e sociale senza mai recidere il
legame con le tue radici.
Cosenza è il presente che si coniuga alla
perfezione con il passato, la responsabilità che avvolge nei ritmi frenetici
del quotidiano, con la gioia di ricollocarsi nel paese nel fine settimana. Cosenza
offre il pieno di impegni, attività, interessi da coltivare, San Sosti rigenera,
rilassa avvolge in un manto affettivo e protettivo che restituisce energia
positiva e ricarica ogni neurone.
L’augurio che faccio a me stessa e a tutti
coloro che, come me, hanno dovuto fare scelte di vita diverse dai loro progetti
originari, è quello di essere sempre testimoni autentici di valori, principi, integrità morale e
competenza professionale convinta come
sono che solo così onoreremo l’appartenenza e segneremo un sentiero importante
per le nuove generazioni.
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