Un malvitano compagno di d'Annunzio

Francesco La Costa (terzo da sinistra) e Gabriele d'Annunzio con il mento appoggiato al braccio 

 

Di Felice Arcidiacone

 

I Baroni La Costa hanno rappresentato per secoli una delle famiglie più importanti della Valle dell’Esaro. A metà ottocento la famiglia arrivò a possedere più di settemila ettari di terreno. Di fatto era proprietaria di un immenso territorio. Da essa dipese la vita economica e sociale di Malvito. 

La Costa e d'Annunzio: risultati
della prova di Francese

Nel 1876 don Ludovico La Costa, che aveva sposato nel 1863 Teresa Toscano, figlia di uno dei più ricchi latifondisti di Cassano allo Jonio, per rinverdire i fasti della famiglia, che aveva avuto nei secoli tra i suoi rappresentanti avvocati, medici, sacerdoti e farmacisti, mandò il primogenito Francesco a studiare al collegio “Cicognini” di Prato, una sorta di “college” per pochi fortunati dove ebbe come compagno di studi Gabriele d’Annunzio. l fatto era da sempre conosciuto in famiglia, ma il ritrovamento nell’archivio La Costa di una foto di alcuni convittori stuzzicò la mia curiosità e tempo fa presi contatto con il vecchio e prestigioso collegio pratese. Il Rettore, professoressa Luciana Marchese, con grandissima disponibilità incaricò l’archivista signora Mafalda Magli di effettuare le ricerche comprovanti l’amicizia tra Francesco La Costa e Gabriele d’Annunzio.
Menzioni onorevoli

 
I risultati sono stati entusiasmanti, tanto da poter disporre dei documenti e delle pagelle dei due illustri convittori. La convivenza tra Francesco e Gabriele durò dal 1876 alla fine degli studi superiori. Erano talmente legati che il giovane “vate” regalò all’amico malvitano un quaderno con delle poesie giovanili, conservato gelosamente da Francesco La Costa nel secretaire della sua scrivania.  Quando il 10 febbraio del 1931 l’avvocato Francesco La Costa rese l’anima a Dio i discendenti si curarono solo dei beni materiali e il quaderno dormì in quel cassetto fino agli anni sessanta quando di esso scomparvero le tracce. Grande peccato! Chissà che non sia stato bruciato o finito nella carta straccia.

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