Il monito delle pandemie
La Cinta del 1994 (ph Aragona Alessandro) |
di Elisa Spinelli
Nel 1966, mio padre, Benito Spinelli,
pubblicò un libro riguardante le origini del Santuario della Santissima
Immagine della Madonna del Pettoruto che sorge nel comune di San Sosti, un
libro intitolato: “Il Pettoruto, religione e folklore". Nel suo testo,
oltre a testimoniare le vicende inerenti ai miracolosi avvenimenti succedutesi
nei secoli, egli ha descritto quelle che sono le tradizioni di quel territorio
legate a un siffatto prodigio. Di particolare interesse sono i canti in
vernacolo.
Tramite
quel libro, molte persone vennero a conoscenza di quella
storia affascinante e piena di retroscena, così avvincente nel suo manifestarsi. Il Vescovo di allora, Monsignor Rinaldi, si congratulò con lui
per la dedizione profusa, per l’attenta ricerca e redazione. Dopo la sua morte molti fotocopiarono il suo libro, mentre alcuni
autori si avvalsero della sua opera integrandone il contenuto.
Tre anni fa, dopo molte insistenze da
parte di amici, ho deciso di rielaborare quell’interessante lavoro insieme alle
tante poesie e sonetti ironici da lui lasciati, e così ho deciso di scrivere il
mio primo libro: “Storia di una vita”, una biografia dedicata a lui per rendere
nota la sua saggezza, mai abbastanza valutata in tutto il territorio della Calabria
da lui tanto amata.
Questa introduzione, citando il libro di mio
padre e il mio, la capirete più avanti.
Il
tema che mi preme affrontare ora è la pandemia, il Covid-19.
Da più
di un anno siamo alle prese con un grande nemico: il Covid-19, una malattia
terribile che colpisce i polmoni, che toglie l’aria che respiriamo, nostra
indispensabile fonte di vita. Questo flagello, si accanisce con più forza
contro gli anziani, soprattutto quelli con malattie pregresse; molti di loro
vivevano lontani dai loro cari, dalle loro case, ospiti forzatamente nelle RSA,
assistiti da persone a loro estranee. Se la loro morte non fosse stata così
dolorosa, forse l’avrebbero accettata con rassegnazione. Il virus ha messo
tutti in grande difficoltà e ha diffuso tanta paura, contagiando chiunque a
tutte le latitudini del nostro pianeta: ricchi, poveri, bianchi e neri.
L’uomo,
che oggigiorno si arroga il potere di aver raggiunto grandi traguardi, si
ritrova spiazzato, inerme, impotente a gestire un virus malefico, difficile da
debellare. Gli unici a essere più resistenti alla malattia sono i bambini. Vi
siete chiesti il motivo? Secondo me, perché queste creature sono innocenti in
un mondo pieno di oltraggi, di egoismo, di devastazioni. In questo scenario
pieno di tensione, angosce e miseria, mi chiedo perché, in questa drammatica
situazione, i ricchi, ossessivamente bulimici nei confronti del denaro, si
stanno arricchendo sempre di più, mentre i poveri sono ulteriormente afflitti
da privazioni e condizioni di vita disumane?
A volte mi viene da pensare che questa
pandemia sia stata pianificata, e voluta dai padroni della terra, capitalisti
senza scrupoli intenti a distruggure le vite altrui allo scopo di ingrassare i
loro squallidi interessi, persone alle quali manca il cuore e l’anima.
La
nostra terra è diventata una discarica a cielo aperto, tra un po’ di anni
affogheremo nella plastica. Forse tutte le migliaia di anziani morti non
volevano essere spettatori di un tale scempio.
Ritorno alla premessa. Intorno al XVII
secolo, dopo una micidiale carestia, si propagò una grave pestilenza nel mio
luogo natale. Oltre a San Sosti, l’epidemia si diffuse anche nei paesi
limitrofi di Mottafollone, Sant’Agata, San Donato e Policastrello. Per
contrastare quella catastrofe, un folto gruppo di fedeli decise di recarsi in
preghiera e penitenza alla cappella della Madonna del Pettoruto arroccata sul
pendio della montagna, nella gola del fiume Rosa. Simbolicamente crearono una “lega”
contro l’immane tragedia. Fu così che, implorando la Vergine Maria con
preghiere e canti, Ella debellò la pestilenza. Da questo fatto, si è poi consolidata
la tradizione della “cinta”. Ogni anno, la prima domenica di maggio, viene
celebrato quell’evento miracoloso. Mi chiedo se anche oggi, con la pandemia in
corso, la Madonna sarebbe disposta a fare il miracolo. Da allora sono cambiate
molte cose; la maggior parte delle persone sono distratte dall’inutilità di
molte cose, passando il loro tempo alle prese con i cellulari immergendosi in
una realtà tanto virtuale quanto dispersiva. L’egoismo è predominante anche nei
nostri paesi, dove la solidarietà e il rispetto verso tutte le forme di vita li
caratterizzava; essa è svanita lasciando il posto ai falsi bisogni, ai falsi
miti. Penso che la Madonna più che preghiere abbia bisogno di buone azioni, di
condivisione, di rispetto verso i più deboli, gli emarginati senza diritti,
senza il pane quotidiano.
Se tutti noi, ci rendessimo conto quanto siamo
diventati freddi e indifferenti forse la nostra vita sarebbe diversa. I nostri
anziani sarebbero trattati con più riguardo, i bambini più ascoltati e la
terra, che ci ospita, curata e apprezzata insieme a tutti i suoi abitanti. Solo
allora, forse la nostra Vergine potrebbe aiutarci a liberarci dal male.
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