Un blog per abbattere le distanze

 

di Francesco Capalbo

“A grancascia” è uno strumento musicale povero che appartiene alla tradizione musicale di San Sosti. È una scatola di legno che ha la forma di un trapezio. Al suo interno custodisce un marchingegno dentato che azionato da una manopola batte contro altri pezzi di legno, producendo un suono ipnotico e coinvolgente. Per molto tempo il ritmo della “grancascia” ha rappresentato la colonna sonora della nostra popolazione. Per suonare questo strumento non era necessaria alcuna perizia musicale, occorreva solo una discreta abilità manuale, misurata dalla durata e dal ritmo del rullio. Fino ai primi anni sessanta in paese c’erano decine di “grancascie” di varie forme e dimensioni e diverse erano le persone in grado di suonarle. Esse venivano costruite nei vari laboratori di falegnameria e rappresentavano il primo banco di prova per quanti andavano “a bottega” e intendevano imparare l’arte del legno. La “grancascia” più di ogni altro oggetto è stata per noi sansostesi un simbolo inclusivo, di unità. Il suo suono indirizzava poveri e ricchi verso il sagrato della Chiesa. Preannunciava ad una intera comunità, senza distinzione alcuna, i riti più significativi e identitari dell’anno liturgico: quelli della Settimana Santa.  Forti di questa connotazione simbolica, prendiamo a prestito da un oggetto umile del nostro passato il nome di questo foglio on – line. Ora che non è più possibile riunire al suono della “grancascia” tutti i respiri di una comunità, è necessario affidarsi ad altri strumenti. Un paese è una costruzione complessa. La sua evoluzione è continua.  Travalica lo spazio geografico.  Mille sono ad esempio i frammenti della nostra comunità disseminati per i quattro cantoni del mondo.  Brani di San Sosti sono presenti a Londra e New York, San Francisco e Buenos Aires, Vienna, Milano, Brescia, Roma, Firenze, Torino, Pistoia, Treviso, Bologna. A Bra vive una comunità di sansostesi che a pieno titolo può essere considerata il “doppio” di San Sosti. Raccontare queste diverse anime in un giornale on – line è come mettere insieme le tesserine del puzzle di una identità frantumata. Ricostruire trame di relazioni che oltrepassino il perimetro del nostro borgo e narrarle, non vuol dire solo soddisfare curiosità o dare informazioni. È altro. È invocare l’aiuto, i consigli, le analisi, le preoccupazioni, le gioie, le tristezze, le ansie e le aspirazioni di quanti amano i declivi del Pettoruto e sentono la necessità, a prescindere dalle loro convinzioni politiche e dal luogo in cui si trovano, di prodigarsi per un progetto di rifondazione della nostra sminuzzata comunità.Il logo della “grancascia” è stato disegnato da Daniel Nardomarino del Liceo Artistico Caravaggio di Milano sotto la direzione del professore Giuseppe Ritondale. L’inedita collaborazione è essa stessa l’emblema della missione che il foglio si pone: abbattere “distanze” non sono solo geografiche. Il giornale on – line, nato da una felice intuizione di Franco Boncompagni, assessore alla Cultura del Comune di San Sosti, avrà una redazione flessibile, aperta al contributo di chi abbia voglia di cimentarsi con questo progetto.

 

 P.S.

La redazione attualmente è composta da: Daniele Giovanna e Carmela Martucci (San Sosti), Bruno Valentina (Brescia) e Spinelli Elisa- Lisetta- (Empoli), Lo Tennero Giusi (Milano).

Chi ama misurarsi con la scrittura, può inviare gli articoli al seguente indirizzo di posta elettronica: agrancascia@gmail.com.

I testi non dovranno superare la lunghezza di trenta righe e dovranno contenere l’indirizzo e le generalità del mittente.

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