Le vite degli altri

La casa di Perla e Francesco. Fonte: Il Quotidiano del Sud

di Francesco Capalbo

A San Sosti, nei giorni scorsi una coppia di anziani coniugi è stata trovata morta nella loro casa. Francesco e Perla sono deceduti nella solitudine e nel degrado. La loro agonia pare essere stata lunga.

 La morte di questa coppia non può passare inosservata. Non può scivolare sulle nostre insensibili corazze.  L’idea che fossero ammalati non può assolvere le nostre pigre coscienze.

Forse questa tragedia si sarebbe potuta evitare se avessimo utilizzato la saggezza dei nostri avi.

I nostri genitori, materialmente più poveri di noi, erano ricchissimi di umanità, di solidale attenzione. Di fronte ad un’assenza protratta si sarebbero subito allertati, facendosi guidare dal loro vigile e disinteressato interesse per le vite degli altri. Consideravano infatti il vicino come specchio che rifletteva la loro stessa immagine. Non erano forse le nostre madri che avevano coniato il detto “vicini mia, spicchiali mia”? Avevano interiorizzato i valori solidali del cristianesimo, con i quali vivificavano le loro relazioni umane di prossimità.

Ora, i nostri spopolati paesi corrono il rischio di diventare dormitori di corpi e di anime.

Le vite degli altri sembrano destare poco interesse.

In una sola occasione agli individui viene attribuito un valore che spesso si rivela fallace. È in prossimità delle “elezioni amministrative”, quando tutti bramano voti per portare alla ribalta superflue ambizioni.

A Perla e Francesco non è toccato neppure questo illusorio riconoscimento.


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